sabato 29 maggio 2021

“I Cavalieri” un’antica commedia greca sulla demagogia

1.

“I Cavalieri” è il titolo di una commedia di Aristofane rappresentata nel 424 a.C., di estrema attualità perché spiega cosa è la demagogia e mostra i metodi usati dai demagoghi per raggiungere il potere. Descrive anche con una certa acutezza, la degenerazione del confronto politico nella democrazia e la facilità con cui sia possibile ingannare il popolo all’interno delle assemblee o nelle procedure democratiche.

Allo stesso tempo, Aristofane ha inserito moltissimi riferimenti agli eventi storici del suo tempo. Il personaggio di Plafagone è ritagliato a partire da quella di Cleone, conciatore di pelli e uomo politico ateniese che l’autore considerava un uomo corrotto. Pare che Aristofane abbia dovuto costruire personalmente la maschera da indossare sulla scena e che abbia dovuto sostenere la parte di Plafagone, perché nessun attore voleva correre il rischio di incorrere nelle ire di Cleone e dei suoi compagni di partito.

2.

Il personaggio principale della commedia è Popolo (demos in greco), un vecchio sordo diffidente e irascibile che ha vari schiavi al suo servizio. Tra questi c’è Paflagone, un conciapelli che deruba e dilapida le sostanze di Popolo. È un uomo molto potente capace di influenzare l’assemblea e gli organi di governo. Tale situazione genera la preoccupazione di due schiavi. Mentre Plafagone dorme perché ha mangiato e bevuto cibo confiscato, questi due schiavi gli rubano alcune carte che riportano l’oracolo di Delfi. Nel papiro è scritto che Paflagone sarà scacciato da un individuo peggiore di lui, un vero e proprio lestofante.

I due schiavi prendono coraggio e riescono ad individuare un soggetto che ha tutte le caratteristiche descritte nell’oracolo. Si tratta di un salsicciaio: è rude e disonesto, conosce bene la piazza e sa a stento leggere e scrivere. I due schiavi gli leggono l’oracolo da cui si evince che sta per finire l’era dei Plafagoni e sta per cominciare l’era dei trippai e dei macellai e lo convincono che proprio lui è il governante ideale. Lo lanciano contro il conciatore e gli suggeriscono di cercare prima anche l’appoggio tra i cavalieri, una classe agiata contraria Plafagone.

Inaspettatamente quest’ultimo esce dalla casa di Popolo e viene assalito da alcuni che cercano di percuoterlo. La rissa ad un certo punto si arresta e Plafagone sfida tutti a chi grida più forte.

Ne nasce il primo scontro tra Plafagone e il salsicciaio. Entrambi urlano e si scambiano rispettive accuse. Ognuno cerca di esaltare se stesso come uomo furbo e accusa l’altro di essere un truffatore e di avere rubato milioni. Plafagone cerca di offrirne qualcuno al salsicciaio che rifiuta. La situazione degenera e Plafagone viene percosso nuovamente e sviene.

Successivamente il Salsicciaio racconta le sue imprese nell’agorà dove ha avuto il secondo scontro con Plafagone. Nell’assemblea il conciatore in un primo momento il conciatore pareva essere il padrone della situazione, ma il salsicciaio era riuscito a spuntarla spargendo la falsa notizia del ribasso del prezzo delle alici. Ciò aveva determinato l’approvazione dell’assemblea e il salsicciaio era riuscito a convincere tutti a votare per la continuazione della guerra piuttosto che una tregua.

Ma Plafagone è un politico navigato. Anche se indebolito non demorde. Si ha così il terzo scontro tra i due. Cominciano ad insultarsi e gridare come sempre. Paflagone risponde alla volgarità del salsicciaio con l’arroganza. Per dimostrare la sua forza, il salsicciaio chiama in scena Popolo. Il conciatore e il salsicciaio cercano di accaparrarsi il favore di Popolo con le lusinghe e con delle offerte. Il salsicciaio denigra l’opera di Plafagone e mostra a tutti come quest’ultimo sfrutti la propria posizione per favorire la propria produzione di pelli e quella dei suoi amici. Mostra a tutti come gli scudi dei militari della città abbiano le cinghe di produzione plafagonea. Indubbiamente il salsicciaio è più convincente nel presentare i doni a Popolo. I suoi doni sono prelibatezze culinarie: involtini, carni, calamari.

Nonostante questa vittoria, Plafagone è ancora al potere e cerca di resistere utilizzando gli oracoli, ossia sfruttando la religione. Il quarto scontro verte proprio sull’interpretazione di alcuni oracoli. Anche qui il salsicciaio è più forte, perché convince popolo che quei vaticini contengano promesse di futura grandezza. I due litiganti continuano ad adulare Popolo. Alla fine Plafagone deve cedere perché l’oracolo è chiaro: deve essere spodestato da un trippaio. Anche gli dei confermano e vogliono questo cambio al vertice del potere della città. Gli effetti su popolo sono evidenti: pur essendo vecchio, crede il contrario e si presenta vestito come un uomo giovane. Il salsicciaio gli fornisce anche una donna: tregua. Plafagone non viene punito, ma comincia a fare il salsicciaio.

3.

La commedia è esposizione ampia e dettagliata dei metodi usati dai demagoghi per raggiungere e mantenere il potere.

Aristofane propone lo scontro tra due tipologie di demagoghi: il conciatore Plafagone e il salsicciaio. Plafagone è un politico navigato che ha sfruttato le sue cariche politiche per arricchire se stesso e altri a lui vicini. Il salsicciaio è un disonesto che si è arricchito rubando soprattutto ai privati e che aspira ad avere una carica per potere sfruttare l’amministrazione pubblica per i propri affari.

Il popolo è rappresentato da un vecchio sordo e irascibile che si fa abbindolare facilmente dai demagoghi.

La commedia descrive i livelli della demagogia. Il primo livello è rappresentato dall’ingresso del salsicciaio nell’agone politico. Si accattiva le simpatie del popolino perché conosce la piazza e usa lo stesso linguaggio volgare e scurrile. È uno che non sa fare un discorso argomentato, ma sa urlare bene. Dietro di sé ha soprattutto i cavalieri, gente agiata e che disprezza il popolo, che punta su uno del popolo per riconquistare il potere.

Il secondo livello della demagogia è rappresentato dall’uso delle fake news. Il salsicciaio riesce a convincere l’assemblea popolare diffondendo la fake new sul ribasso delle alici. L’effetto è dirompente: l’assemblea approva la continuazione della guerra invece di approvare la tregua.

Il terzo livello della demagogia sta nella capacità del demagogo di abbindolare il popolo con lusinghe, con elargizioni (es. il cibo o altri vantaggi). Nella commedia il salsicciaio riesce ad ottenere il favore del vecchio popolo con il cibo (carni e pesci) ossia con dei provvedimenti allettanti che permettano ai più di riempirsi la bocca e la pancia. Chiaro è il riferimento ad alcuni provvedimenti di Cleone.

Il quarto livello della demagogia tocca la religione. Aristofane mostra come i politici ricorrano alla religione per giustificare il proprio potere o per illudere il popolo di grandiose vittorie con ogni sorta di menzogna.

La demagogia giunge al massimo livello quando il popolo crede alle menzogne e si crede quello che non è. Nella commedia il popolo, un vecchio sordo e debole, si crede giovane e forte e cede ai vizi che sono rappresentati dalla donna.

Infine Aristofane mostra di essere acutissimo, sottolineando che Plafagone, il demagogo spodestato riesce ad evitare la sua punizione. Gli si aprono due strade: o ritornare nella piazza a rubare i privati come aveva fatto il salsicciaio o salire sul carro del vincitore divenendo salsicciaio. In questi termini, credo che si possano interpretare le parole di Aristofane secondo le quali, alla fine, Plafagone comincia a fare il salsicciaio.

Si tratta di un vero capolavoro. È poco letto nei licei ed è tradotto malissimo dai professori universitari perché è difficilissimo rendere in italiano la lingua comica del suo autore. È un testo che andrebbe riletto con attenzione, perché penetra in profondità i difetti del sistema democratico e i metodi usati dai demagoghi per arrivare al potere.

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